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CAPITOLO 4
La rovina della mia fede!
Non è per occasione che ho intitolato questo capitolo “la rovina della mia fede„, ma per ravvicinamento tra la mia vita ed il periodo della guerra del 1940, generalmente chiamata “la rovina„, a causa della fuga senza grande resistenza dell'esercito francese dinanzi all'esercito tedesco, quindi la sua capitolazione prima di essere fatto prigioniera.
Durante questo periodo “di rovina„ personale, il nemico dei nostri cuori, quello che la bibbia chiama anche Satana o il diavolo, andava tendere la rete nella quale sarò preso più tardi. Andava per ciò utilizzare la messa in pratica personale della mia adolescenza, e servirsi da diverse basi fisse di pesca della mia infanzia come amarres per questa rete. Vedendo la parte ben impegnata per lui, iniziò allora a rallegrarsi delle trappole che fomentés, ma era senza contare sull'amore immenso di dio, nostro padre, il nostro creatore. Dio Padre, che diede il suo figlio unico unico affinché chiunque credi in lui non perisca, ma che abbia la vita eterna.
Come me ritarda di parlarvi di tutte queste buone cose che vedremo soltanto più tardi… Questo nemico, che aveva attua con successo venticinque anni prima a rifiutare mamma della presenza di dio con la ferita portata da un uomo, andava utilizzare lo stesso stratagème per me. Avevano appena fatto questo rinnovo di communion solenne e non dubito ora che la cerimonia sia stata molto bella. Posso tuttavia dirli senza alcuno rammarico, soltanto ne conservo nessuna memoria. Potrei quasi credere che questa seconda presa di posizione pubblica non esista mai.
Posso affermarli che avevo tuttavia agito in una sincerità profonda la prima volta, ma che me -
A misura che scrivo queste linee, la memoria me ritorna di questo periodo un po' dimenticato, poiché feci effettivamente questo rinnovo di communion nel maggio 1959 e restai allora molti mesi senza tornare alla chiesa.
Avevo a quest'epoca un amico di scuola che si chiamava Christian. Non aveva avuto possibilità, poiché di nascita aveva tale strabisme, che vi vedeva soltanto molto poco. Era di un anno il mio maggiore e benché fosse molto piacevole, non lo salvavo per altrettanto il mio boutades di cattivo gusto, come molti miei piccoli camerati. Era certamente un po'ingenuo, ma se moquais, ero bene all'immagine dell'ospedale che moque dell'infermeria, non avente nulla lui da invidiare in ciò che riguarda il naïveté. Un giorno della primavera sessanta, presi uno e l'altro di uno slancio verso dio abbordammo insieme quest'argomento grazioso della fede. Nostalgia del passato aiutando, per “gli adulti„ che ci crediamo diventati, ci trovammo tutto naturalmente dinanzi alla chiesa, “la casa di dio„, della quale trovammo porta chiusa. Mi sembra che colpiamo più volte, tenuto conto che era sempre aperta, e restò là un buono momento da conversare delle opere di dio, che sperano nel miracolo che si aprisse.
Ci preparavamo di ritornare la grande scala di pietra, delusi del nostro disappunto, quando vedemmo venire a noi questo piccolo curato al naso afferrato di cui voi parlavo al capitolo precedente. Non so se aveva l'aria meno spiacevole degli altri giorni, ma sul momento vedemmo soltanto dio in lui. Eravamo agli angeli di vederlo montare le prime marce nella nostra direzione. Era un po'come se il signore stesso, si dirigesse allora verso noi.
Era ovviamente confondere tra il padrone ed il suo servo, tra quello che è e quello che tende a diventare. Non mi ricordo certamente termini esatti che usò per rivolgersi a noi, ma ho tuttavia la memoria della doccia che io presi allora. Accompagnate da uno sguardo di disprezzo, egli noi persifla alcune parole gelate dello stile: “Cosa avete fatto là, banda di piccoli vauriens? Avete soltanto fatto la vostra Pasqua?„ Ne non dice più lungo e continuò il suo cammino senza prendere il tempo di ascoltare ciò che dovevamo dirgli. Certamente -
L'incanto si era improvvisamente rotto per noi, e si era trasformato in doccia scozzese. La ferita era stata rapida ma profonda, andava mettere venti otto anni a richiudersi.
Era -
Lontano da me in effetti l'idea di tenerlo per responsabile di tutti i miei errori. Senza dubbio -
Ne voglio per prova che questa “paio di gifles„, rappresentò molto meno per me, di alcuni giorni che passammo in famiglia sulla costa selvaggia vicino a Quiberon quell'anno. Non abitavamo certamente un palace, ma con una tenda di prestito, facemmo camping selvaggio ed oltre alle spese di viaggio, le spese restarono quasi inesistenti. Fu tuttavia per noi tutti momenti indimenticabili d'evasione ed una fonte inesauribile di memorie. I miei genitori avevano tanto più bisogno di evadersi delle preoccupazioni quotidiane, che la salute non era più le fiorenti. A tutte le spese delle mie malattie false, ciascuno di noi riceveva dalle cure dentarie molto costose, e degli stati di deprime tanto per papà che per Colette erano venuti ad aggiungersi. ALLORA, gli artigiani e commercianti non che beneficiano della sicurezza sociale, è dunque inutile esporrvi nei dettagli i problemi che ciò loro causava.
Nel 1958, due anni prima dell'epoca di cui parliamo, che si rende conto che controllavano sempre meno bene la situazione, erano già stati sul punto di cessare ogni attività commerciale. Avevano allora preso appuntamento presso il notaio del villaggio per mettere tutto in vendita, ma quest'ultimo aveva saputo convincerli che l'arrivo del generale di Gaule al potere andasse tutto rimettere in piedi. In mancanza di bene distinguere le fonti del loro problema, bene avevano voluto credervi, ma commisero allora il secondo grande errore della loro vita, essendo la prima di avere preso in prestito denaro a miei nonni materni per installarsi.
Potevamo vedere quasi ogni giorno il frutto di questo primo errore, tanto ciò li aveva messi sotto il giogo di miei nonni, che non aveva mai cessato di crescere. Ve lo dicevo in qualsiasi prima pagina, l'autoritarismo della mia nonna era quasi morboso, ed in un modo o nell'altro, essa arrivava sempre a forzare i miei genitori di renderle conti su tutti i loro rapporti d'affari. Se non vi giungesse o se, come quasi sistematicamente, avesse dubbi, li interrogava insidiosamente di un'aria innocente. Bene di rado vendemmo la miccia quando in anticipo, avevamo ricevuto la consegna non di dire nulla di un piccolo spostamento o di un piccolo extra. Era generalmente soltanto banalità, ma occorreva che dirigesse qualsiasi cosa e che ciascuno sia a sua disposizione.
Dal loro arrivo in questo villaggio, i miei genitori erano stati spesso requisiti da essa per condurrla fare pellegrinaggi o condurrla vedere “gente„. Gente che aveva un potere di questo, potere di ciò. Più avanzava in queste vie, più la vita diventava insopportabile intorno di essa. Ne voleva a tutti i suoi vicini, accusava tutti i suoi fratelli e sorelle di sorcellerie o altre cose simili, anche il mio nonno non potevano più sopportarla, tanto occorreva soltanto essa dominasse su tutto ciò che poteva muoversi. Quanto doveva -
Verso questo periodo degli anni cinquantotto, sessanta, prese in pensione due bambini messi dalla loro mamma all'assistenza pubblica. La piccola aveva due a tre anni ed il ragazzo quattro a cinque circa. Tutti avevamo potuto constatare da anni, la differenza che aveva sempre fatto tra ragazzi e ragazze. Era -
Il mio scopo non è di accusarlo attraverso queste linee. Non fanno che sottolineare il tristesse della condizione umana quando è vissuta soltanto a attraverso un uno che sembra di pietà attaccata ad una cattiva spiritualité. Quella anche, che gli uomini si impongono per essere piacevoli a dio i giorni di culti, ma che non cambia mai i cuori. Penso del resto che la sofferenza morale del piccolo, abbia uguale soltanto quella di questa povera donna in occasione del decesso del suo bambino amato. Quanto occorse -
Devo riconoscere che a quest'epoca non pensavo realmente così e non ero il solo. Ne parlavamo spesso in famiglia in termini poco elogiativi, poiché non comprendevamo allora ciò che possiamo tirarne oggi, con l'arretramento che abbiamo. Il tempo non era allontanato in effetti dove Jean-
I non pagati continuavano a moltiplicarsi nelle loro risorse, ed il loro indebitamento cresceva purtroppo nelle stesse proporzioni presso i loro fornitori. Diventava dunque vitale di cessare l'attività artigianale o svilupparsi in una lacuna più portatrice e soprattutto più affidabile. Crederono di avere trovare con l'elettrificazione di sale delle feste, il cui controllo d'opera era affidato ad architetti. L'anticipo di fondo era in relazione dell'importanza dei cantieri, ma era un po'tentare molto per la totalità, la matrice dell'ultima possibilità. Le promesse erano più di molto alléchantes secondo il programma, allora a tutti i costi le pianificazioni furono tenuti. Spesso riunimmo tutti i nostri sforzi dietro il nostro povero papà, ma il programma non seguì mai.
Tale adversité aveva certamente un'origine spiritosa legata alla sua persona, ma non la abborderò in questo lavoro, questa parte del passato me non appartenendo. Occorse loro allora molto spesso correre alla ricerca di alcuni franchi che permetterebbero di regolare la fattura inevitabile, correre alla ricerca del fornitore complaisant che accorderebbe il termine supplementare, ma poiché d'altra parte papà affondava inesorabilmente nello scoraggiamento, soltanto era partito riduzione. Si iniziò allora a vederlo in una confusione più totale, fino non a potere più partire lavorare. Tutte le mattine, spesso durante ore, andava dall'automobile alla cucina, si serviva alcune centilitres di vino, a volte anche non lo beveva, tornava verificare se tale attrezzo non mancasse, ritornasse, ripartisse… Non aveva più nessun potere decisionale, più nessun'energia.
Non li nasconderò, che a questi momenti non lo bevve a volte un po'troppo, poiché sesto di vetro per sesto di vetro, egli arrivava abbastanza spesso, di bere più di quanto avrebbe occorso. Il problema non era là, ma dinanzi alla incompréhension di tale adversité non poteva superare più la sua angoscia.
Non so se fu tutto questo contesto che sfidò particolarmente i miei genitori o se sono le opinioni di cui intendevamo a volte il resoconto, i due forse? In un'azienda agricola che esiste ancora oggi, tutte le mucche erano morte lo stesso giorno, e pieno di altri dettagli di cui me non ricordo più molto bene, a causa si diceva di atti d'sorcellerie. Secondo la loro conoscenza, i miei genitori si rivolsero dunque come la mia nonna lo faceva, “ad gente„ che aveva ancora e come sempre, “dei poteri„, contro i sortilegi.
Non voglio dire là che la coppia che era venuta a renderci visita non era sincera, ma so ora che i piccoli sacchetti di sale che questa gente ci fece portare per “proteggerci cattive sorti„, non potevano quanto a loro, fare nulla di più salare la minestra. Ripartirono della casa, dicendo che si scoprirebbe abbastanza rapidamente che parenti agivano con pratiche occulte sulla famiglia. andava essere effettivamente il caso alcuni tempi in seguito in circostanze ben penose, ma conserva tuttavia la nostra cronologia.
Da quest'inizio di capitolo, non abbiamo affatto avanzato nel tempo e somme rimasti negli anni cinquantanove, sessanta, anno del mio certificato di studi. I miei difetti d'ortografia non la ostacolarono troppo certamente, poiché io avere. Come lo avevano fatto per il mio fratello e la mia sorella, nonostante la loro situazione che era sul bordo del pozzo, i miei genitori mi offrirono una bella bicicletta molto nuova. Ne era finito della vecchia bicicletta ridipinge sulla quale avevo installato tramite un grande commutatore rotatorio, un sistema faro codifica, per non abbagliare gli automobilisti. Disponevo ora di otto velocità, allora quando andavo fare piccole spese per i miei genitori a Nogent-
Étrenné questa bella bicicletta, poiché dall'inizio delle vacanze, con Serge, un amico d'infanzia, partimmo a bicicletta e Jean Claude a mobylette, fare otto a dieci giorni di camping sulle coste normanne. La nostra attrezzatura era un po' sommaria e noi arrivò di dovere mangiare patate quasi crude, ma noi in gardons tutti tre uno ricordare arduo.
Come sempre, le mie vacanze furono bene riempite quell'anno, poiché oltre a tutte le piccole occupazioni quotidiane, mi restavano le mie costruzioni “navali„ in ciascuno dei miei piccoli momenti liberi. Avevo qualche poco cresciuto e le mie barche erano certamente cresciute con me. Costruii in effetto due molto graziosi velieri durante la mia adolescenza. Navigò al gradimento del vento fino al giorno dove lo smontai quasi interamente per mettergli un motore elettrico. L'altro, più grande, navigò senza vela, poiché io avere mai i fondi disponibili per costruire il profilo e perse la passione dei velieri con i miei sogni di bambino.
Avevo fabbricato questi, in una piccola casa che i miei genitori avevano comperato verso gli anni cinquantacinque, cinquantasei, per fungere da seminario di riparazione radiofonica. Gradivo trovarlo solo, condotto dai miei sogni di grandi viaggi in mare. Mi sentivo bene! Ai miei quattordici anni, quando cominciai i corsi per corrispondenze in previsione di BEPC come i miei maggiori, mi installai dunque. Passavo la parte principale del mio tempo da lavorare in una delle parti che avevo sistemato in ufficio, ma il mia assiduité non andava per altrettanto preservarmi di un bene grezza errore. Dovevo avere quattordici anni e mezzo, quindici anni e certamente iniziavo a sognare di donne. Flirté con una o due piccole copines, ma alla mia grande vergogna inavouée, non avevo ancora visto il corpo di una donna nuda. Lo vivevo come un'ignoranza imbarazzata che non osavo riconoscere a nessuno, con una forma di obsession che andava spingermi a beni cattivi atti.
Non posso più dirvi per quali ragioni, la mia sorella erano venute a fare la sua toeletta nella parte vicina a quella del mio luogo di lavoro, ma so soltanto essa vi era venuto. Queste parti erano distinte soltanto con una ghironda porta fendue ed avevo avuto bello resistere alla tentazione che si offriva a me, essa era rapidamente diventato troppo grande, intollerabile. Ne conoscevo tutto il non senso ed il divieto, ma non potevo resistere a questa tentazione.
Nello stesso atteggiamento di cuore quando mi ero abbassato a copiare sul mio piccolo camerata di classe, mi abbassai allora in un disgusto profondo di io stesso, come spinto da una necessità perversa ma necessaria, ad osservare con la fessura di questa vecchia porta. Non lo feci banalmente, come con cuori nella gioia di una aubaine imprevisto, bensì nell'abbassamento morale che fa tutta la differenza, è per questo che avremo l'occasione di riparlarne nella seconda parte.
Fu verso quest'epoca io pensa, dopo la scomparsa dei miei sogni d'evasione in mare e la costruzione dei miei velieri, che sorga gradualmente in me questo desiderio latente dalla piccola bicicletta nella finestra, di fare concorrenza ciclistica. Sognavo dinanzi ai miei idoli del giro della Francia e molto le lunghe e tappe gloriose che compievano émerveillaient. Mi identificavo a loro nelle loro imprese personali, ed un'opportunità di fare la stessa cosa andava presto maturare in io. Colette aveva a lungo lavorato al posto di fronte da noi, ed aveva finito per prendere il suo volo. Nella primavera del 1961, mentre faceva uno spostamento ad Orlèans, il pensiero a renderle visita. L'idea della mia prima spedizione isolata a bicicletta era sorta.
Abitavamo a novanta chilometri là, e tra i miei quattordici anni e mezzo, dell'impresa inaccessibile era stato di fare i cento ottanta chilometri tra lo stesso giorno. Ve lo dicevo più sù per la costruzione molto rapidamente abbandonata di questo treno elettrico, questa mi aveva portato il riflesso di valutare le difficoltà e la mia motivazione, prima di intraprendere grandi cose. Questa volta ne preparai dunque bene tutti i dettagli e con l'accordo e tutte le raccomandazioni dei miei genitori, un giovedì mattina all'indagine del giorno, io presi la direzione di Orlèans.
Non avevo dimenticato la boa di soccorso, poiché una fermata era prevista in miei nonni paterni a Châteaudun, un'altra in un zio venticinque chilometri più lontano, ancora venticinque chilometri, ed ero ad Orlèans. Le stesse tappe in senso opposto erano previste tenuto conto che se la prestazione fosse sopra le mie forze, potevo sempre ricevere l'ospitalità sul mio ritorno. La sera stessa verso diciannove ore trenta, avevo compiuto l'impresa. Gli ultimi chilometri non erano stati senza male, ma ero soddisfatto. Avevo mancato l'appuntamento con la mia sorella, ma avevo attuato con successo la mia provvigione supplementare .
Molte circostanze andavano allora precipitarseli durante questa rovina, ed io garantiti non necessariamente nel buon ordine, ma poco importa. Ci fu innanzitutto, la congestione cerebrale del mio nonno paterno che restò sette mesi alité in un semi-
Nel periodo successivo alla sepoltura del mio nonno, il cuore grande mi attardai ancora a leggere i pareri di funerali nel giornale locale, quando completamente per occasione il mio sguardo si fermò su un piccolo articolo che annuncia la riunione generale della bicicletta club Dunois che proponeva i suoi servizi a nuove reclute. Il mio sangue fece soltanto un giro, non sapevo come fare fino allora diventare ciclista, e là, la porta mi era grande aperta. La mia insistenza fu dunque grande presso papà che era molto riservato di fronte al mio entusiasmo, ma finisce per cedere e lo accompagnò. Cosa inaspettata per me, l'allenatore dei junior non era diverso che uno di questi migliori camerati di classe. Mi permise dunque di fare la mia domanda di licenza immediatamente, ed alcune settimane più tardi, con il mio ogni piccolo salario, io mi comperai una bicicletta di corsa d'occasione con la quale cominciai l'addestramento inizio dicembre. Al santo silvestre feci il mio primo cyclo-
Bene un'acqua era passata sotto i ponti dalla piccola bicicletta nella finestra, ma la passione era restata la stessa.
Alcuni giorni dopo il mio primo cyclo-
Durante tutto il suo tempo d'esercito, nonostante tutte le angosce che provava a restare isolata, Colette continuò le sostituzioni di ricevitori ai PTT. Era sempre più o meno depressa a causa di diverse circostanze familiari e della scossa morale che aveva improvviso alcuni anni prima, con la perdita di un camerata di classe morta in un incidente della strada. Questa prima catastrofe lo aveva profondamente segnato, ma un'altra, molto più terribile ancora, andava come distruggerla e raggiungerci tutti profondamente.
Un'amica di scuola, Thérèse, era entrata come Colette, nella stessa occupazione di ricevitore provvisorio ai PTT. Ciò non aveva fatto che consolidare tra esse due un'amicizia già esistente, ma non andava essere soltanto più distruttivo a causa degli eventi. Una sera, uno del loro collega, agente dello stesso servizio esse due, era venuto a trovare Thérèse al suo ristorante abituale. In fine di sera, si erano separati dinanzi all'ufficio postale dove lavorava, ma tra il minuto che seguiva, era ritornato sui suoi passi verso essa. Innocentemente aveva aperto nuovamente…
Cosa vi aveva -
Tale disgrazia rovesciò molti postiers della regione e la nostra famiglia in privato, ma Colette, messi di lunghissimi anni a rimettersene completamente.
Bene che fortemente scosso come ciascuno, la mia vita non si fermò là per altrettanto con il suo implacabile quotidiano eterno. Il mio lavoro era passato a tre ore con giorno d'ufficio, i miei corsi con corrispondenza, il mio addestramento ciclistico, l'intervista della mia bicicletta, le corse, non avevo il tempo di pensare ad altra cosa.
Ma così certamente! Andavo dimenticare: Le giovani donne! Fu quell'anno che cessai, in disperazione di causa, di osservare una delle mie vicine come il mio futuro coniuge. Una grande, pensate dunque, aveva un anno di più io, non lo interessavo. Era stata prima la vettura io ne erano innamorati dai miei dieci anni, ma dalle prime ci andavano ne essere molte altre. Come per la rovina della mia fede, ciò andava durare ventiquattro o venticinque anni e trascinarla in molti disinganni. Ma non andiamo troppo rapidamente!
Appena alcuni mesi dopo il decesso del mio primo nonno, il seconda cadde malato. Ancora una scappata infelice di il mio se “morbida e tenero„ nonna materna di cui vi ho già lungamente parlato. Era l'inverno, aveva nevicato tra il giorno, e tossiva. Era ovviamente altrettanto dominatrice con il suo marito, che poteva esserlo con il resto della sua famiglia. Si prendeva male sembra -
I mesi passarono, e da stesso che cadono gli strati sotto le burrasche d'autunno, le illusioni di mamma a proposito dei suoi genitori andavano di colpo volarsi. Ricordate “la gente„ che aveva annunciato le pratiche occulte di parenti, noi vi arriviamo.
L'estate se ne era andata ed il mio nonno era sempre paralizzato. Un giorno d'autunno, mamma arrivò all'improvviso a miei nonni, e trovò soltanto il mio nonno tutto abbassato nel suo letto. In una spontanéité ovvio, si avanzò per sollevarlo, rasseoir, ma azionato come da un grande spavento, tentò di impedirne. Non comprese ed insisté, ma lo stesso scenario si riprodusse. La terza volta ne non tinge conto e scoprì, tetto di sorpresa, due libri sotto i suoi cuscini??? Non poteva ovviamente leggere più da tempo! Cosa facevano dunque là questi libri mentre non aveva mai letto? Quale divertente di cosa! Come mue con una forma di incrédulité di fronte a questa scoperta, nonostante il divieto espresso dagli occhi di suo padre, se ne afferra e letto il titolo del primo. Oh! Sorpresa! Oh! Stupeur! “Queste preghiere meravigliose degli stregoni e sorcières„.
Fu per mamma, la più grande paio di gifles che non ricevé mai dalla parte dei suoi genitori. Una montagna lui sarebbe caduta sulla testa, che non sarebbe stata più colpita.
Alle dichiarazioni della mia nonna, era lui che la costringeva ad avere questo tipo di pratiche… Forse… Ciò non lo osserva. Fu essa tuttavia che si mise in rabbia ed usurpò questi libri delle mani di mamma. Fu ancora essa che dice più tardi non di potere distruggerli poiché averli già dati… In breve! Passiamo, poiché la vita avanzava e questo tipo di riflessioni non ci porterebbe nulla di positivo.
All'inverno sessantadue, sessantatre, alcune settimane dunque dopo i fatti che vi hanno appena riportato, ero da parte mia sempre preso nell'ingranaggio, corso con corrispondenza, lavoro ai PTT, che mantiene quattro ore al giorno, l'addestramento, le corse, poiché c'erano i cyclo-
Grazie signore di avere vegliato su me, mentre già, lo respingevo, poiché se fossi stato operato quel giorno, non sarei normalmente qui, da scrivere.
Per il seguito della mia vita, ciò doveva normalmente non porre problemi, almeno non per avere bambini, e fu il caso. Ma per ciò che riguarda il resto… Oh lo!!! Tutto avvenne nella mia testa.
Per me che mascherava interamente il mia timidité dietro la mia fanfaronata, fu un handicap molto pesante che dio permise. Un complesso che lo seguì molto a lungo, anche se nessuno non se ne rese mai realmente conto.
Permette -
Tra i mesi che seguirono, come Colette aveva ricevuto molto una forte scossa morale con il decesso di Thérèse, Jean Claude andava subire una di dimensione. Aveva avuto la sua patente di guida e spesso andava alla Bello-
Fu sepellisce nel cimitero del suo piccolo villaggio e ancora una volta, in margine a tutte queste tribulations, la vita continuò.
Non so se si tratta di una totalità o semplicemente il fatto di avere fermato temporaneamente la bicicletta a causa della mia malattia fâcheuse, ma questo periodo segna anche l'inizio delle mie uscite del sabato sera. Fu mentre io conosciuti i miei primi stati d'intossicazione ed i balli che si concludevano soltanto al piccolo giorno. Nel corso di una di quest'uscite, per tetto di malchance, Jean Claude che rotolava certamente abbastanza rapidamente, ma aveva molto un buono indirizzo al volante, ebbe un incidente sull'ultima targa di verglas, l'ultima domenica, dell'ultima settimana, dell'ultimo mese, del lungo inverno sessantadue sessantatre. Dopo avere riparato alcuni mesi prima la fragile zoppica di velocità di Panhard, ad ogni momento di svago, noi ci demmo da fare dunque sulla carrozzeria. Le mie speranze di successo alla BEPC, si erano quasi completamente volate con oreillons e non facevo i miei corsi soltanto in linea punteggiato. Avevo iniziato a riprendere difficilmente la bicicletta, così-
Stancati di vedere l'usciere di giustizia, i miei genitori andavano loro anche girare la pagina questo stesso anno. Ad alcuni mesi d'intervallo trovarono uno e l'altro un'occupazione dipendente in una grande impresa nogentaise. Jean Claude così-
All'approccio dei miei diciotto anni, nel luglio 1964, iniziai a prendere corsi di codice e di condotta nella speranza di potere infine mettere ai rancarts il mia vecchia mobylette. In settembre, sei giorni dopo il mio compleanno, staccai la mia patente di guida fin dalla prima volta. La domenica di di ero andato comperarmi il mio primo veicolo d'occasione, ritornai dunque con bella “Simca Aronde„ nera che Jean Claude e papà era andato cercare durante il mio esame.
Una cosa infine per la quale ero arrivato ad essere all'altezza del mio “grande„ fratello e la mia “grande„ sorella, che la avevano avuta, loro-
Ne ce n'era una che si staccava tuttavia molto fortemente del gruppo, Caroline. Era parigina e non andavo spesso vederla. Al fine settimana, quando per occasione mi rendevo, era sempre, sempre, sempre disponibile e la attendeva. Era così tanto felice di vederlo che rideva, rideva di felicità e di gioia. Eh bene io! Mi crederete se volete! Il grande fanfarone fatto complessi che ero, il tombeur di queste signore, lo gradivo, lo gradivo, lo gradivo! Soltanto ecco, quando rideva di felicità, credevo che moquait. Mi immaginavo che nella mia assenza, andasse vedere altri. Tutto avrebbe potuto provarmi il mio errore, ma ero : Gelosi! E quindi un giorno, al mio appello telefonico al fondo di da essa, scese così rapidamente raggiungerla che alla sua pratica, ma non rideva più. Ero restato almeno due lunghi anni senza dare firmo di vita, aveva perso pazienza. Lo avevo troppo fatto soffrire, andava sposarsi. Un momento esitò di ritornare verso me, quindi si ricordò certamente tutte le ore passate da attenderlo invano. Ci separammo uno e gli altri molto tristi, poiché nel mio cuore non era più della tristesse, ma un disperazione profondo. A causa di quest'amore fu mancato che durante una ventina di anni, chiamai tutte le mie automobili “CAROLINE„. Che di disgrazia, che di sofferenze noi infliggiamo uno l'altro con il nostre incompréhensions. L'uomo fa il male che non vuole fare, ma non lo fa benché vogliamo fare.
Egli me occorso una seconda esperienza quasi simile, per comprendere e respingere la gelosia ed il sospetto, non che lo trova degno di tali bassesses.
Per portarvi la conclusione di questa storia, ho un po'preceduto la sua cronologia finale. Verso l'epoca degli anni sessantaquattro, sessantacinque, continuavo dunque a fare spese ciclistiche, ma ero sempre meno assiduo agli addestramenti. Là ancora, mi ricordavo delle critiche aspre che avevo emesso alcuni anni con prima, quando cominciavo nel ciclismo e che “un crack„ ai miei occhi, sprecava la sua energia da fare la festa più che di ragione, la vigilia anche delle corse. In questo settore anche io messi dunque una pietra nel mio canestro, capendo che diventiamo spesso peggiori di quelli che giudichiamo.
Prima di di partire all'esercito, come me l'aveva raccomandato l'esattrice brave degli PTT che ci aveva condotto uno e l'altro in questa via, passai un contributo per stabilirsi per beneficiare della sicurezza dell'occupazione al mio ritorno. Io scelti certamente non più difficili, al contrario. Come il mio fratello lo aveva fatto prima di me, passai un contributo di fattore. Così alcuni mesi prima della mia incorporazione, io presi per mascheramento uno bello vestito blu marina, per andare da porta ne porta depositare la posta nelle scatole a lettere.
Il lavoro non lo dispiaceva in sé stesso, ma era così tanto ripetitivo, che non mi sentivo nel mio elemento, non io stesso. Occorre dire che nell'ufficio parigino nel quale ero caduto, regnava un ambiente disastroso d'vulgarité che non rappresentava per niente la mia natura. Non volevo tuttavia colpire e prendevo dunque lo stesso atteggiamento degli altri. Per il fatto che copiavo, certamente ero -
Il vulgarité e l'oscenità erano tale, che erano come un abbassamento, un deprezzamento volontario di ciascuno. Credo tuttavia che individualmente, ciascuno fosse intrinsèquement diverso, poiché conservo una buona memoria di quelli che io conosciuti meglio. Erano per la maggioranza, attenti, gentili, cortesi, ma l'effetto di gruppo era realmente più che nocivo, e credo che nessuno vi sfuggisse realmente.
Il quattro novembre 1965, il giorno dell'anniversario di mamma, ero chiamato sotto le bandiere ed incorporato in sobborgo parigino, a Montlhéry.
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